Polaroid SX-70 aperta e pronta allo scatto. Frontalmente trovano posto i controlli per messa a fuoco ed esposizione, lo shutter, la lente e l'esposimetro |
Polaroid SX-70: mi è arrivata tre giorni fa ed è stato subito amore. Soprattutto perché, caricata con le allucinanti istantanee Color Shade PX 70 della Impossible Project, la SX-70 regala visioni psichedeliche, inquietanti e surreali. Un set-up che avrebbe fatto impazzire persino Francis Bacon!
La Polaroid SX-70 è uno dei miti, forse il mito, della storia della Polaroid. E’ un mito perché è stata la prima reflex istantanea della storia della fotografia, è un mito perchè per prima ha fatto uso del film SX-70 in grado di svilupparsi autonomamente anche se tenuto alla luce, è un mito perché con il suo elegante design pieghevole poteva essere tenuta in tasca (o almeno nelle tasche dell’epoca) o nella sua incantevole custodia/tracolla in pelle. Per la storia completa non vi rimando al solito Wikipedia, ma vi consiglio la lettura di questo post su Technologizer, che ripercorre tutti i tratti salienti della vita di questa splendida macchina (lo sapevate che Andy Warhol fosse solito portarla sempre con se? E che Steve Jobs l’avesse utilizzata per dimostrare l’importanza del “Form Factor”? Sapevatelo).
Una settimana fa ho avuto la fortuna di aggiudicarmi un'asta ebay per una SX-70 in buono stato con custodia in pelle originale ad un ottimo prezzo. Mi è andata piuttosto bene, dato che questi gioiellini tendono a costare non pochissimo, soprattutto se acquistate da chi le revisiona...
La custodia è fatta in modo da non richiedere l'estrazione della SX-70 per lo scatto. Questa soluzione impedisce però l'utilizzo di un cavalletto |
Putroppo il film SX-70 è andato fuori produzione insieme a tutti gli altri film Polaroid dal 2006 e quel poco che è rimasto nei magazzini è oggetto di aste ebay dai costi esorbitanti. E' un peccato, perchè si trattavia di un ottimo film, dai colori vibranti e dalle incredibile modificabilità artistica...
Al suo posto, oggi si possono utilizzare tre film prodotti dalla Impossible Project (di cui vi consiglio di leggere passato, presente e futuro, perchè si tratta di una realtà davvero interessante): il primordiale ed instabile Silver Shade, il più "stabile" Color Shade e lo sperimentale PUSH!.
Ho deciso di optare per il Color Shade, anche perchè il Silver Shade è attualmente out of stock ed il PUSH! ha ricevuto recensioni abbastanza negative... Il prezzo di questi film è non bassissimo, anche cercando il massimo della convenienza acquistando pack da tre cartucce, una volta considerate le spese di spedizione ogni foto costa tre euro. Se sia tanto o poco, per quanto mi riguarda, dipende dai risultati...
Insieme ai film ho acquistato una PX Shade, una pellicola che, installata nella SX-70, protegge le fotografie dalla luce quado vengono "partorite" dopo uno scatto. I tecnici della Impossible Project, infatti, non sono ancora riusciti a riprodurre le caratteristiche di quel SX-70 film che all'inizio degli anni 70 sbalordiva con lo sviluppo autonomo a luce ambiente. Le Color Shade, invece, vanno protette gelosamente dalla luce per i primi tre minuti dall'esposizione, per poi essere lasciate a completare il loro lento sviluppo di circa trenta minuti in un ambiente possibilmente riparato.
La pellicola PX Shade protegge le istantanee Impossible Project dalla luce ambientale quando vengono espulse dalla camera in seguito ad uno scatto |
La pellicola PX Shade si installa facilmente aprendo lo slot per il caricamento delle cartucce e si incastra alla perfezione |
Al momento dello scatto, l'istantanea viene espulsa sotto la pellicola PX Shade che ne protegge la superficie sensibile dalla luce circostante |
Volendo si può lasciare la pellicola PX Shade sempre installata, la Polaroid SX-70 infatti può essere piegata e richiusa completamente |
Chi avesse la custodia originale della Polaroid SX-70 può come me riporre la pellicola SX Shade tra la macchina e la custodia |
Anche la temperatura ambientale gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo delle Color Shade, con conseguenze determinanti su colore, contrasto e nitidezza. Questa proprietà mi intriga particolarmente, perchè aumenta le variabili incontrollabili che determinano l'aspetto finale della foto che così, come un figlio, possiede stampo dei genitori pur sviluppando caratteristiche proprie ed imprevedibili.
Osservando il mio primo scatto, però, più che un figlio mi pare di osservare il mondo attraverso uno specchio distorto. Una situazione di intimità famigliare, causa anche l'aspra illuminazione di taglio con lampada ad incandescenza ed il pesante armadio di nonna sullo sfondo, assume lentamente davanti ai miei occhi l'aspetto di uno schizzo che ha un che di Goya ed un che di Bacon. La tendenza al giallo tipica del Color Shade va in risonanza con l'illuminazione ad incandescenza e genera una tina anticata. I lineamenti di mia moglie e mia figlia sono indistinti, i contorni sfumati. Le ombre sembrano tratteggiate a matita. Eppure il metallo della poltrona è li, solido, nitido, quasi a puntualizzare la natura fotografica dell'immagine. La texture fungina dell'emulsione da quel tocco finale di sudicia materialità che completa il carattere di ineluttabile concretezza della mia prima istantanea.
Già sono innamorato dell'accoppiata SX-70/Color Shade. Perchè, finalmente, ho sostituito la post-produzione digitale con una pre-produzione materiale. E qesta è, per me, una genuina ventata d'aria nuova...
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