venerdì 21 ottobre 2011

Most Interesting Set automagici grazie a Flickr Set Manager di Dopiaza

Dell'importanza che Flick ricopre per ogni fotografo ne abbiamo parlato in uno dei primissimi post.
Non so se ne siete a conoscenza, ma Flickr possiede ed utilizza quotidianamente un algoritmo segreto e misterioso che ha il compito di valutare costantemente il livello di "interesse" di ogni foto presente sul sito.



Questo algoritmo è responsabile per la selezione delle 500 foto che ogni giorno compongono il set EXPLORE, la cui appartenenza è motivo di particolare orgoglio da parte di molti fotografi. Come non dargli ragione, finire su EXPLORE significa vedersi riconosciuto il titolo di migliore foto entro 500 sulle centinaia di migliaia di foto che quotidianamente vengono caricate dagli utenti di Flickr.

Lo stesso algoritmo, però, non si limita a generare la classifica per EXPLORE, ma rivaluta quotidianamente il livello di interesse di TUTTE le foto presenti su Flickr. Nel fare ciò, inevitabilmente, produce anche una graduatoria d'interesse delle foto di ogni fotografo. Il suo funzionamento si basa su un mix di numero di visite, faves, commenti, gruppi a cui una foto partecipa, etc. Come ogni sistema automatico, non è assolutamente perfetto, anzi: basta farsi un giro su EXPLORE e vedere quante immagini di dubbio interesse siano state selezionate per rendersi conto dei limti effettivi dell'algoritmo. Allo stesso tempo, però, applicato al lavoro di un singolo fotografo riesce effettivamente ad identificare quelle immagini che più che altre sono in grado di catturare l'attenzione.

Non sarebbe quindi carino avere un set fotografico nel quale includere le 10, 50, 100 o 500 foto più "interessanti", magari aggiornato quotidianamente, per condividere con gli altri la selezione dei nostri scatti "migliori"?
Io ho creato un set simile alcuni mesi fa grazie al fatto che, essendo un utente pro di Flickr, ho accesso alla classifica di interesse delle mie foto. Il problema, però, è che tale classifica si modifica quotidianamente, per cui ogni tanto ero costretto a ritornare sul set per riorganizzarlo di conseguenza. Dico ero perchè, pochi giorni fa, sono venuto a conoscenza dell'esistenza della web-app "Flickr Set Manager" di Dopiaza.org, che è in grado di creare automagicamente simili set e di aggiornarli quotidianamente, tenendo conto della classifica aggiornata prodotta dall'algoritmo di interestingness di Flickr.

Utilizzare il Set Manager è davvero semplicissimo:
 Bisogna innanzi tutto abilitare l'applicazione ad interagire con il nostro account Flickr.

A queto punto bisogna creare un primo set cliccando, guarda un po', su "Clik Here".

La prima finestra di creazione del nuovo Set permette di assegnare un tiolo ed una descrizione al nuovo set.


Cliccando poi sulla tab "Set Type" si potrà scegliere la tipologia di foto da includere (per il momento lasciate Most Interesting) ed il numero di foto con cui comporre il Set. Spuntate la casella "Automatically update each day" per avere l'aggiornamento quotidiano che tenga conto della nuova classifica di interesse. 

Cliccando su Save si visuallizza un breve riassunto del Set appena generato. Da questa finestra sarà in futuro possibile aggiungere o modificare altri set.

Ecco fatto, questo è quanto.

Così è come appare il mio nuovo set automagicamente creato ed aggiornato da Dopiaza.org
Postate il vostro e vediamoli insieme!

Maura con ventaglioUpside DownTokyo Subway - 4FlockUrban Geometries - 3Urban Geometries - 2
Extreme Trourism - 1The Hero's ReturnModen Caronteyet alone - 2PregnancyTokyo Subway - 1
Water WalkingMemento MoriWoman - 2Sunset BeerTokyo Metropolis - 2Crystal Clear
snow monkey - meditationUrban Geometries -5Under the RailsRoad from MarsDownside UpDesert Allucination - 2
Top 200 (so Flickr says), a set on Flickr.

mercoledì 19 ottobre 2011

I costi occulti del megapixel


Avete acquistato una reflex digitale, magari facendovi consigliare da me o da da altri?
Avete aggiunto l'economico 50mm f1.8 al vostro parco lenti?
Cosa vi manca per produrre magnifiche fotografie da stampare in gigantografie da salotto? Ancora qualcosina il cui costo dipenderà pesantemente, purtroppo, da quanto avete "esagerato" con il sensore...
Vediamo dunque insieme quali strumenti siano necessari seguendo il percorso che una fotografia compie dallo scatto alla sua post-produzione finalizzata alla stampa di qualità.


  1. La luce attraversa la lente. Questo paso è il primo ed il più delicato. Lo abbiamo già detto, lo spiegherò nel dettaglio in futuro, qui lo ripeto: la lente è la vera responsabile della qualità del negativo fotografico. Quante e quali lenti servono? E' difficile dirlo, molto dipende dall'utilizzo che se ne intende fare (reportage, street photography, ritratti, panorami, foto a concerti, ad animali selvatici, macro, etc.). Il parco lenti non dovrebbe comunque superare in valore il doppio di quello del corpo macchina (altrimenti è ora di passare ad una reflex superiore!). L'altra regola da tenere in mente è la seguente: le focali fisse (ossia le lenti che non "zummano") sono le migliori scelte per rapporto qualità/prezzo, anzi sono in assoluto le migliori come qualità. Non a caso sono le uniche lenti utilizzati da chi fa moda e pubblicità.
  2. La luce colpisce il sensore. Quelli montati nelle nuove reflex sono tutti ottimi, per la scelta del corpo macchina valgono i consigli dati in questo post.
  3. L'immagine impressa sul sensore viene registrata su un supporto di memoria (scheda Compact Flash, SD, MicroStick, etc.). Le caratteristiche della scheda devono essere scelte in base al sensore montato dalla reflex: tanti più Mpx abbiamo disponibili, tanti più Gb di memoria serviranno e tanto più veloci in scrittura/lettura le schede dovranno essere. Per farvi un esempio, la mia full frame da 24Mpx produce file RAW da 35 Mb, per cui su una scheda da 8 Gb riesco ad allocare "solo" 220 scatti. File così grossi debbono essere poi scritti in fretta per liberare il buffer del corpo macchina velocemente per non interferire con le capacità di scatto continuo. Schede con velocità di scrittura inferiori ai 300x andrebbero pertanto evitate.
  4. La foto viene riversata su hard disk e quindi visualizzata da computer. Un monitor non all'altezza e/o non calibrato mostrerà un'immagine della fotografia che non corrisponde a quanto effettivamente registrato al momento dello scatto. Questo problema diventa determinante durante sessioni di post-produzioni intense, dato che si finisce per creare immagini molto diverse da quello mostrato su schermo, con conseguenti disastrose esperienze di stampa su carta e/o di condivisione digitale. Investire su uno schermo all'altezza e su un calibratore, come lo Spyder Pro 3, è pertanto fondamentale se si vuole eseguire post-produzione indirizzata alla stampa delle foto. Un computer non all'altezza non è in grado di gestire la post-produzione dei negativi digitali. Tornando ai file da 35 Mb prodotti dalla mia full frame, considerate che Aperture fa qualche bizza ad applicare i filtri più pesanti, come i retouch, anche su un iMac i7 27'' con 16 Gb di RAM (la scheda video non me la ricordo, ma è quella del modello dell'estate 2010). Quindi, tanti più Mpx abbiamo disponibili, tanto più potente dovranno essere processore, scheda video e banco RAM del computer che useremo per la post-produzione.
Così dimensionata la questione attrezzatura e requisiti vedete come un costoso corpo macchina con sensore mostruoso da 24 Mpx ha poi bisogno di altri investimenti al fine di rendere possibile un'adeguata post-produzione dei negativi digitali. Al contrario, le più economiche reflex da 12 Mpx, comunque ottime, hanno necessità decisamente ridotte, pur permettendo la stampa di qualità professionale della tanto agognata gigantografia da salotto.


Quelle che vedete sono alcune mie fotografie esposte all'Animal Social Club di Roma durante le serate Sushi Sounday. Gli scatti da cui provengono le stampe sono stati fatti con una Sony Alpha 700, una reflex con sensore APS-C da 12 Mpx. La qualità delle stampe è risultata ottima fino a gigantografie da 1.5x1.5 metri. Non male, vero?

lunedì 17 ottobre 2011

Quale prima lente?

Il quesito che più frequentemente mi sento porre è questo: "Quale lente mi compro?"
Il motivo è semplice, il più delle volte l'ingresso nella passione fotografica avviene a seguito di un acquisto, più o meno oculato, di un corpo macchina reflex digitale con lente kit. Magari l'acquisto è avvenuto per caso, magari a seguito di un' "incredibile" promozione in tale centro commerciale alla quale non si è saputo resistere, o per necessità verie, come la nascita di un figlio o la partenza per un lungo viaggio. Resta il fatto che raramente il primo corpo macchina viene scelto sulla base di oggettive considerazioni e reali necessità.


LENTI KIT: QUANTO VETRO SPRECATO

Tutti gli attuali corpi reflex digitali, con la sola esclusione dei corpi professionali, sono venduti in kit con una o due lenti. Normalmente si tratta di lenti così dette "walk around", ossia buone un po' per tutto (sulla carta, almeno). Le reflex di fascia bassa e medio-bassa si trovano quasi sempre accoppiate con un 18-55 f3.5-f5.6 con la possibilità di aggiungervi un 55-200 f4.5-f6.3. Queste due lenti danno all'acquirente l'illusione di trovarsi con un kit in grado di coprire praticamente tutte le focali utili e quindi di non necessitare di nulla in più.

Invece, si troveranno rapidamente insoddisfatti, almeno che non appartengano a due specifiche categorie di fotografi:
  1. Quelli che nel semplice fatto di possedere ed usare una grossa macchina reflex trovano immediatamente godimento e che quindi non sentono la necessità di porsi degli limiti qualitativi minimi sulle fotografie che scattano. Questi fotografi producono migliaia di scatti squallidi, brutti, inutili, che una qualsiasi compatta digitale avrebbe potuto produrre in eguale qualità e a costo sensibilmente inferiore.
  2. Quelli che hanno acquistato il kit economico per una ragione speciale, ad esempio per un viaggio verso regioni sperdute dalle caratteristiche climatiche particolarmente critiche per la fotografia. In questo caso sistemi economici (che possono quindi essere "sacrificati" senza troppi patemi d'animo") e tutto fare (che riducano al minimo la sostituzione delle lenti) hanno un utilità strategica. Questi fotografi sanno di portare con loro un sistema molto limitato in termini di resa qualitativa, ma robusto e sacrificabile. 

PESSIMISMO E FASTIDIO

Tutti gli altri fotografi sono invece regolarmente delusi dai risultati ottenuti con le lenti kit. Queste lenti cambiano per marca, stabilizzazione, focali, ma si accomunano tutti per una specifica caratteristica: quella di prendere un complesso e costoso corpo reflex e di trasformarlo, per resa qualitativa, in una compatta digitale. Il fotografo, ancora illuso dell'oculatezza della scelta fatta all'acquisto spesso declina molte se non tutte le responsabilità alla sua incapacità tecnica/compositiva. E, se ha tempo e voglia, si iscrive ad un corso di fotografia (il che non può che fargli bene). Tuttavia il problema rimane, le lenti non sono all'altezza del corpo macchina. E' necessario un nuovo investimento. Ma quale?


VETRO O MORTE!

La verità che nessun venditore dirà mai a chi si accinge ad acquistare la sua prima reflex è che in fotografia ciò che realmente conta (e costa!) è il vetro. Non i programmi automatici, non l'esposimetro super intelligente, non gli undici punti di messa a fuoco, non i dieci scatti al secondo, e neppure tanto il sensore. La qualità dipende per un'ampia dose, potremmo dire l'ottanta per cento, dalla bontà della lente montata. E la qualità della lente dipende quasi unicamente dalla qualità dei vetri con cui è stata assemblata, non dalla stabilizzazione o dalla velocità dell'autofocus. Questo vuol dire che una lente di qualità resta tale fin tanto che non cade a pezzi, cosa che accade raramente se la si tratta con cura. Una lente, infatti, non si svaluta, o si svaluta solo parzialmente. Una lente, quindi, andrebbe acquistata solo di seconda mano a meno che non si sia professionisti e non si possa scaricarne il costo a fine anno.
Ciò che quindi il venditore non può dire e non dirà mai all'acquirente novizio è la più semplice verità: spendi il meno possibile per il corpo macchina ed investi il resto in ottiche usate!!!


IL CINQUANTINO, LA SCELTA DI QUALITA'

Spiegherò come le lenti si classifichino e valutino in un post futuro, ma per ora rispondo al quesito dal quale siamo partiti in maniera semplice e sintetica.

domanda:
"Quale lente mi compro?"
risposta:
"Il 50mm f1.8 prodotto dalla marca del tuo corpo macchina"

Il 50mm, detto anche cinquantino, è da sempre la lente scuola per eccellenza e su sensori APS-C è divenuta anche una superba lente da ritratti. La versione f1.8 è solitamente molto economica anche se acquistata nuova (il prezzo dovrebbe rientrare tra i 60 ed i 150 euro a seconda che sia acquistata usata da privato o nuova al negozio). E' una lente molto luminosa (il che permette di scattare senza flash in quasi tutte le situazioni, sfruttando l'illuminazione ambientale e quindi rispettando l'atmosfera originale). E' una lente dal bellissimo sfocato, particolarmente utile nei macro e nei ritratti. E' una lente dalla resa strabiliante. E', infine, una lente che costringe il fotografo a cercare lo scatto, ad impegnarsi nell'immaginare e trovare prospettive interessanti o inusuali, illuminazioni evocative, dettagli e colori. Prima dell'avvento dell'autofocus, il 50mm era LA lente kit con la quale i corpi reflex (quali la mitica Canon AE-1) venivano venduti. Non voglio entrare nel dibattito su come la società sia migrata dalla sostanza all'apparenza, lascio a voi le riflessioni. Fatto sta che le lenti kit di quegli anni erano spesso usate anche dai professionisti.

Quello che voglio dirvi è solo questo: se non lo avete, uscite e compratevi il 50mm f1.8 e scoprite la qualità!

Lo avete già? Allora postate gli scatti ottenuti con questa lente!!!

Queste sono le mie foto scattate con il 50mm pubblicate su Flickr. Che ne pensate?

domenica 16 ottobre 2011

Agata Lives (with us)!

Agata Lives (with us)! by Luca Rossini
Agata Lives (with us)!, a photo by Luca Rossini on Flickr.

Ecco il motivo dell'ininterrotto silenzio degli ultimi giorni. Agata è ora con noi.
Nuovi post in arrivo la prossima settimana :-)

giovedì 6 ottobre 2011

iPad e fotografia

Come molti di voi sono rimasto sbigottito, questa mattina, di fronte alla notizia della scomparsa dell'ex CEO della Apple, il signor Steve Jobs. Il sentimento successivo è stato di smarrimento: oggi si è spento un faro, una di quelle rare persone capaci di vedere il futuro che il resto di noi non riesce neppure ad immaginare, scardinando di volta in volta con imbarazzante disinvoltura tutti gli assiomi che rendevano impensabili le sue innovazioni. Questo è stato Steve Jobs e di persone così sul nostro pianeta se ne affacciano poche e di rado.
Detto questo, su internet al momento si moltiplicano e si moltiplicheranno, giustamente, le considerazioni, le osservazioni, i commiati e le retrospettive su quest'uomo. Qui su Rossini Photography vogliamo onorare la morte di Jobs riconoscendone un merito specifico: quello di aver dato un nuovo strumento utilissimo al lavoro del fotografo, ossia l'iPad. Questo post era stato programmato per essere pubblicato più in la, ma penso che questo sia un bel modo per dare il nostro addio, da questo piccolo blog, a quel gigante dell'innovazione che Jobs ha saputo essere.

Cominciamo quindi dicendo che l'iPad è semplicemente il migliore strumento digitale per far fruire il nostro lavoro a clienti, amici, famigliari. Questo non solo perché unisce un ampio schermo da 10' ad una rispettabilissima risoluzione di 1024x768, ma anche per la fedeltà incredibile dei colori, dei chiaroscuri e dei contrasti. Si tratta a mio avviso di uno dei migliori schermi per visualizzazione di foto in assoluto. Inoltre, la facilità ed immediatezza con cui è possibile muoversi tra le foto e gli album rende l'esperienza divertente, appagante e stimolante. La ludicità dell'atto aggiunge un elemento importante, che aiuta a tenere inchiodati gli osservatori alle vostre foto e che ne aumenta l'interesse a proseguire nella fruizione. La generosa durata della batteria e la leggerezza del dispositivo non fanno che migliorare un'esperienza altrimenti già quasi perfetta.

Quando, quasi un anno fa, acquistai l'iPad lo feci quasi esclusivamente per quanto finora detto. Col tempo, però, ho scoperto molte altre funzioni utili al fotografo. Ecco quindi il mio personalissimo elenco delle applicazioni che utilizzo su iPad per le mie attività fotografiche. Queste sono divise in tre categorie: foto ritocco, strumenti per il fotografo e fonti di ispirazione.

Una piccola premessa: non parlerò delle capacità dell'iPad 2 o dell'iPhone di scattare foto, semplicemente perché non ho nessuno di questi due dispositivi. Su internet, però, si trovano molti articoli e discussioni interessanti in merito che consiglio di leggere a tutti, anche ai mela-sprovvisti ;-)


FOTO RITOCCO
  • PS Express: Adobe ha rilasciato una versione di Photoshop Express per dispositivi iOS. Si tratta di un'ottima applicazione per editing fotografico on the go, semplice, immediato, efficace. Ovviamente non permette di raggiungere la qualità ottenibile con applicazioni desktop, ma sicuramente offre molti strumenti utili al ritocco rapido di immagini per utilizzo web. E poi è gratis! Consiglio anche di dare un'occhiata a Snapseed e a Filterstorm Pro, due altre applicazioni di photo editing, queste, però, a pagamento.
  • Impression: Vi viene richiesta una foto per un sito web con urgenza, ma non siete a casa o in studio. Fortunatamente avete la foto su iPad. Sfortunatamente non vi avete applicato alcun credit. Impression permette di applicare semplicemente e rapidamente una qualunque firma o immagine sopra le vostre foto. Problema risolto.
  • Phoster: Applicazione divertentissima con la quale trasformare le vostre foto in splendide locandine. Fornita di template di super tendenza. Solo a giocarci viene voglia di organizzare mille eventi.
  • Halftone: Altra applicazione spassosissima, Halftone permette di trasformare ogni scatto in una tavola di fumetto vecchio stile. Lo consiglio soprattutto accoppiato a foto panoramiche, così da ottenere un perfetto risultato stile striscia comix.
  • Diptic: Certe foto parlano meglio in gruppo che da sole. Certe sequenze sono pensate come tali e dovrebbero essere fruite nella loro totalità. Ma Photo permette di visualizzare solo un'immagine alla volta: che fare? Diptic permette di creare cornici per foto multiple e risolve il problema. Bei template, facile, veloce, divertente.
  • Pixlromatic: Hypstamatic ci ha ormai abituati tutti all'utilizzo estetico dei filtri che simulino le vecchie pellicole, lenti e accessori dell'era analogica della fotografia. Pixlromatic estende il parco di scelte possibili anche a cornici ed effetti vari e può tornare estremamente utile quando ci si trova nella necessità di dare un tocco un po' retro' alle proprie foto, ma non si ha il tempo o la voglia di utilizzare un desktop.

STRUMENTI PER IL FOTOGRAFO
  • Photo: Come detto l'iPad è uno splendido visualizzatore di immagini. Ecco perché prima di mandare in stampa una qualsiasi delle mie foto la ricontrollo regolarmente su Photo. Da questo programma, poi, è possibile attivare delle belle slideshow che trasformano l'iPad nella migliore cornice digitale in pochi istanti.
  • TPE for iOS: Dovete programmare un photoshoot in un luogo preciso in una certa data? Questo programma vi permette di controllare per ora di ogni giorno dei prossimi milioni di anni l'esatta direzione ed angolazione da cui proviene la luce solare e quella lunare su ogni punto del nostro pianeta, oltre che di verificare con precisione l'ora dell'alba e del tramonto. Meravigliosamente integrato con GoogleMaps, questa applicazione permette di programmare in anticipo dove e quando le condizioni di luce siano adeguate allo scatto. Immaginate, ad esempio, l'aiuto che può dare nel definire insieme ad una coppia di sposi la scaletta del matrimonio per ottimizzare le ore di luce negli spazi adeguati.
  • Simple DoF: Il controllo della profondità di campo, in parole povere di "quanto e cosa" è a fuoco, è da sempre un elemento caratteristico e fondamentale dell'espressività dell'arte fotografica. I parametri che entrano in gioco nel determinare la profondità di campo sono fondamentalmente tre: la lunghezza focale, la dimensione del sensore e la distanza del soggetto. Sul come e perché questi parametri condizionino la profondità di campo torneremo in un post dedicato, ma per ora potete divertivi a valutarne gli effetti con questa semplice applicazione.
  • SoftBox Pro: Questo incredibile programma trasforma l'iPad in una complessa luce da studio portatile, utile soprattutto per la fotografia macro. Alcune delle possibilità offerte sono davvero esclusive e altrimenti ottenibili mediante costosissime luci e diffusori professionali (ad esempio il softbox stretto per la fotografia a bicchieri o bottiglie). Si tratta forse dell'applicazione che più di altre apre innumerevoli possibilità creative.
  • SLR: Restando nel campo delle luci da studio, questa ambiziosa applicazione si propone come ambiente tridimensionale per la simulazione delle condizioni di illuminazione. Si possono aggiungere sorgenti luminose che varino per tipologia, grandezza e forma, che possono essere posizionate liberamente nelle tre dimensioni ed orientate a piacere. Anche i soggetti virtuali sono molteplici, e spaziano da primi piani, mezzi busti fino a figure intere in svariate pose disponibili. Il programma è ancora un po' acerbo, ma ha delle aspirazioni e potenzialità esplosive.

FONTI DI ISPIRAZIONE
  • Eyewitness: Dalla collaborazione tra Getty Images e Canon nasce questa splendida applicazione, grazie alla quale potremo accedere ogni giorno ad una nuova straordinaria fotografia scelta per la capacità iconografica di raccontare l'evento del giorno. Di ogni foto si possono leggere tanto le didascalie giornalistiche quanto i consigli tecnici per ottenere foto simili. Credo sia la raccolta delle foto giornalistiche più belle dell'ultimo anno.
  • Getty Images: Altra applicazione offerta dalla Getty, con Getty Images si può navigare nell'immenso database fotografico della più grande agenzia di immagini del mondo. Le foto sono divise nelle categorie editoriale, creativo, d'archivio. Facile smarrirsi, difficile annoiarsi.
  • LIFE: Tramite questa applicazione si avrà accesso a migliaia di splendide fotografie pubblicate dalla celebre testata giornalistica, navigabili geograficamente, per contenuto o per data. Servizi speciali contenenti anche immagini di repertorio vengono pubblicati quotidianamente.
  • M&D: Sigla stante per Max and Douglas Photography, splendido portfolio di uno dei più importanti studi per la ritrattistica in Italia. Grande fonte di ispirazione per location, pose ed illuminazione.

E voi? Avete un'iPad? Lo utilizzate in fotografia? Quali applicazioni preferite?

mercoledì 5 ottobre 2011

Uno Scatto di Dignità

Sono finalmente aperte le votazioni al concorso fotografico "Uno Scatto di Dignità", indetto dalla Regione Abruzzo, alla quale noi partecipiamo con tre fotografie nella categoria professionisti. Dopo una prima selezione svolta dalla Giuria, è possibile per tutti dal 5 al 15 ottobre votare le foto esposte nella galleria fotografica sul sito.
Seguendo questo link o cliccando sul box alla vostra sinistra troverete la galleria dedicata ai professionisti, nella quale partecipiamo con tre fotografie dedicate alla gravidanza. Se vi piacciono vi prego di votare quella che preferite con 10 stelle.

Questo è il tema del concorso come esposto nel regolamento:


La prima edizione del concorso fotografico “UNO SCATTO di DIGNITA’” indetto dalla Commissione Pari Opportunità Regione Abruzzo (di seguito CPO), con il patrocinio del Ministro Mara Carfagna, ha come scopo quello di contribuire a cambiare gli atteggiamenti e gli stereotipi nell’uso dell’immagine femminile nel mondo dei media e della pubblicità, fenomeno che ha gravi ripercussioni nella società. La pubblicità spesso trasmette messaggi discriminatori o degradanti basati sugli stereotipi di genere e a volte addirittura incita alla violenza. [...]
L’obiettivo del Concorso è quello di dare a tutti/e i/le partecipanti la possibilità di raccontare, attraverso la fotografia, il valore di una pubblicità responsabile che possa influire positivamente sulle percezioni relativamente a nozioni come “immagine del corpo” e “ruoli di genere” ed esalti i veri valori della donna di oggi. 


mentre questa è la riflessione che ci ha portato a scegliere la gravidanza come soggetto da proporre con le nostre foto:

Il corpo della donna può e deve essere rappresentato nella e per la sua unicità, mai ridotto a puro oggetto del desiderio. La gravidanza è l'evento di massima unicità fisica della donna, che si scopre madre creatrice, custode del mistero della vita e della sua fragilità.

La metamorfosi fisica della donna in gravidanza rende tutti testimoni di questo eterno mistero e ridimensiona il ruolo dell'uomo a quello di accompagnatore di un rito inarrestabile ed ancestrale.
La visione di una donna in gravidanza genera in tutti noi un sentimento di meravigliata nostalgia, perché tutti siamo stati noti a nostra madre prima che a noi stessi e l'abbiamo, con il nostro venire ad essere, resa più bella e colma.

Quale corpo macchina?

Abbiamo parlato del rapporto simbiotico tra fotografo ed attrezzatura in termini molto generali, senza dare alcun consiglio su cosa effettivamente utilizzare. Questo perché la fotografia è un arte di rappresentazione visiva e come tale non può essere limitata all'utilizzo di alcuno strumento specifico.
Possiamo però affrontare il problema ponendolo su una scala temporale: se si entra nel mondo della fotografia con l'intenzione di apprendere, migliorare e crescere tanto tecnicamente quanto artisticamente, infatti, sarebbe meglio rispettare una "scaletta di priorità" nell'acquisto dell'attrezzatura, che permetta di percorrere questo viaggio nel migliore modo possibile. In questo e nei prossimi post percorreremo insieme questa scaletta, facendo luce sulle reali priorità finalizzate alla qualità, ma con un occhio ben aperto sul portafoglio :-)
Partiamo quindi dal corpo macchina:
Sistema: reflex, mirrorless, compatta, rangefinder, polaroid, lomo, medio formato, digitale, analogica, etc., la lista potrebbe scorrere quasi all'infinito. E' mia opinione che il sistema migliore per cominciare sia la offerto dalle reflex digitali. Un corpo macchina reflex, infatti, garantisce il massimo della flessibilità se comparato agli altri sistemi elencati in precedenza, ha generalmente il miglior rapporto qualità/prezzo, permette risultati professionali se accoppiato ad ottiche di livello. Una reflex digitale, insomma, pone pochi limiti creativi e tecnici al suo possessore, che quindi può cominciare ad apprendere e sperimentare, cercando con calma di capire quale sia il campo fotografico che più lo interessa/soddisfa.
Marca: oltre a Canon e Nikon consiglio di prendere in considerazione anche Sony, con cui lavoro da anni. Eviterei invece Olympus (per il sensore 4:3 che limita molto i grandangoli e lo sfocato), Pentax (caro ed un po' limitato in termini di parco lenti) e Sigma (limitato nella qualità delle lenti che può montare).

Modello: dove possibile lascerei stare le super entry level (tipo Canon 1100D, Nikon D3100 o Sony A290-390 per intenderci), orientandomi subito su una macchina di livello intermedio (tipo Canon 600D, Nikon D5000 o Sony A560-580) o magari semi-pro (tipo Canon 50D, Nikon D7000 o Sony 700, 850 o 900). Meglio un usato garantito anche vecchio di due anni di classe superiore che l'ultimissima macchina di classe inferiore. Non fatevi ingannare dalle caratteristiche tecniche. La Canon 1100D può sembrare sulla carta mille anni luce avanti alla vecchia 40D, ma non è vero, anzi, la 40D vince di molte lunghezze (c'è anche un videoblog di Digital Revolution che dimostra proprio questo fatto), così come la Sony alpha 700, nonostante l'età, resta il mio secondo corpo macchina preferito. Il fatto è che le semi-pro sono costruite per chi lavora e non per attirare gli inesperti: funzionano meglio!

Dimensione del sensore: "size matters", più è grande più ci piace. BUUU per il 4:3 di Olympus, OK gli APS-C, stupendi i Full Frame. Torneremo in un altro post sul ruolo della dimensione del sensore, ma è importante ricordarsi che su questo fattore si deve investire il massimo che si può.

Risoluzione del sensore: chisseneimporta! Non è una caratteristica da prendere in considerazione nella scelta della macchina. La spiegazione del perché richiede un post a parte, ma sappiate che l'aumentare dei pixel non produce necessariamente immagini più risolute e che a volte può produrre l'effetto contrario. Diciamo che su un sensore APS-C risoluzioni da 10-12 Mpx vanno benissimo. Su un full frame si può andare un po' più in la... 24Mpx!

Comportamento del sensore agli alti ISO: molto importante, ma anche complesso. Ci torneremo in un post separato. Però possiamo farci un'idea di massima vedendo la...

Massima sensibilità del sensore (ISO): che sia almeno di 3200 reali e non interpolati. 6400 meglio. Sopra potete fotografare i fantasmi.

Punti di messa a fuoco: boh! Io ho sempre usato solo il centrale e la messa a fuoco manuale, per la quale però è indispensabile un ampia...

Dimensione del Viewfinder: ossia del vetrino attraverso il quale si guarda. Questo è molto importante, anzi direi fondamentale per ottenere composizioni accurate.

Attacco PCSync: necessario per connettere via cavo la macchina a qualsiasi flash da studio o altro sistema da sincronizzare con lo scatto. Averlo rende possibile, qualora lo si voglia, lavorare con luci da studio. A meno che non odiate i ritratti o non abbiate la fobia per le luci da studio, è meglio averlo.

Frequenza di scatto continuo: importante nella fotografia sportiva ed in certe situazioni nel reportage. Utile anche nei ritratti ad animali. Almeno 3 scatti al secondo, meglio 5.


Massimo numero consecutivo di scatti: ossia il buffer della macchina. Questo dipende molto dalla risoluzione del sensore e quindi sensori non eccessivamente rimpinzati di pixel permettono un numero più ampio di scatti in continua. Almeno 5 scatti in continua, meglio 10.


Voigtlander Bessa R2 Detto questo, poi dovete impugnare la macchina che avete scelto e vedere come ve la sentite, come ci guardate attraverso, come navigate nei suoi menu, come operate i suoi comandi. Ogni casa ha una sua filosofia (ed in questo senso io sono innamorato dell'ergonomia delle macchine Sony, in gran parte copiata dalle mitiche Minolta) ed un parco utenti. Bisogna provare per capire. E' però importante tenere a mente che i parametri fondamentali, quali ISO, apertura, tempi ed esposizione possano essere controllati in modo semplice e rapido, senza richiedervi un pellegrinaggio attraverso labirintici menù di impostazione. Non a caso gli apparecchi destinati all'uso professionale hanno pulsanti e ghiere dedicati specificatamente al controllo di questi ed altri parametri, proprio al fine di garantirne al fotografo un accesso immediato.

martedì 4 ottobre 2011

A photographer is only as good as...

È sempre evidente quando un'azienda sente il bisogno di far parlare di se, o perché comincia a rilasciare prodotti discutibili al solo scopo di seguire le ultime mode, o perché si lascia andare a commenti ed esternazioni così vistosamente discutibili dal renderne superfluo il discuterne stesso. La Nikon è riuscita in pochi giorni a offrire degli ottimi esempi di entrambi i detti comportamenti da non lasciare più spazio ad altre interpretazioni: la grande casa giapponese è in chiara confusione.

Prima si lancia scompostamente nel settore delle compatte ad ottiche intercambiabili con la nuova Nikon 1, ricevendo critiche prima di tutto da parte dei suoi stessi sostenitori e costringendo la crew di dpreview, da sempre molto fedeli alle due Big della fotografia reflex, ad un serio esercizio di ginnica logica per giustificare la scelta del lillipuziano sensore integrato nella Nikon 1.
Poi si lascia andare ad esternazioni suicide, "A photographer is only as good as the equipment he uses" (che potremmo tradurre in: "un fotografo è tanto bravo quanto buona è la sua attrezzatura"), scatenando in poche ore scene di panico che solo la rete sa rendere così divertenti.

OK, la Nikon è in confusione. Ma così facendo ha immediatamente mandato in confusione anche migliaia di fotografi alle prime armi, sempre molto suscettibili alle promesse di sistemi così semplici e di qualità da garantire che ogni scatto sia un successo. Quanto c'è di sbagliato in quello che dice la Nikon?


Elena - 2
È certamente vero che tecnologie via via più moderne permettono risultati più precisi e con maggiore sicurezza e affidabilità e che in certi casi specifici la bontà del risultato ottenibile è quasi interamente legato alla qualità degli strumenti utilizzati (vedi l'importanza di un tele luminoso accoppiato ad un buon sensore per i ritratti ricchi di dettagli e con splendidi sfocati). Ossia, le qualità tecnico-riproduttive di una fotografia dipendono quasi al 100% dalla bontà dell'attrezzatura utilizzata.

Dall'altra parte, però, è ancor più vero che qualsiasi strumento (e non solo i tradizionali corpi macchina a pellicola o digitali, ma anche pinhole, scanner, etc.) può regalare fotografie di grandissima qualità artistica. Quello che emerge è che se si vuole ottenere fotografie espressive, affascinanti, cariche di emotività, capaci di raccontare una storia o di sorprendere per accostamenti e composizione, allora dobbiamo eliminare l'attrezzatura completamente (o quasi) dall'equazione.
Tali caratteristiche, infatti, dipendono quasi esclusivamente dall'occhio e dalla personalità di chi scatta e sono solo parzialmente aiutate da strumenti di alta tecnologia che, anzi, sono a volte volontariamente esclusi dall'autore proprio per aumentare la sua concentrazione sul contenuto dell'immagine, liberandola dal controllo delle variabili fotografiche. C'è addirittura che della scarsa qualità tecnica e del limitato controllo offerto dagli strumenti fotografici ne ha fatto una (redditizia) scuola di pensiero, come la Lomography Society.

Lomo Frames
L'elemento comune in questi due scenari estremi resta la presenza del fotografo che, pur giocando ruoli di diversa entità, non esce fortunatamente mai di scena, a patto che egli si responsabilizzi della qualità di ogni suo scatto, tanto nella fase di inquadratura e selezione dei parametri di scatto, quanto nella scelta dell'attrezzatura adeguata. Il rapporto tra fotografo ed attrezzatura è quindi il nocciolo della questione.

Il fotografo dilettante, infatti, ha una conoscenza del mezzo utilizzato al massimo pari a quanto spiegato sul libretto d'istruzioni ed è, quindi, fondamentalmente limitato nella sua capacità di ottenere buoni scatti dai programmi automatici della macchina che usa. Per questo fotografo la frase pronunciata da Nikon è fondamentalmente valida: "A photographer is only as good as the equipment he uses".
All'estremo opposto troviamo il fotografo esperto, edotto ed ispirato che, invece, ha una conoscenza del mezzo fotografico praticamente completa. Egli ha ormai sperimentato quasi tutte le tecnologie fotografiche, tanto le più moderne quanto quelle più antiche, quelle di qualità più alta come quelle più semplici e poco costose. Egli conosce infinite combinazioni di attrezzatura che permettano di raggiungere un dato risultato e quindi nessuno strumento diventa vincolante. Per questo fotografo è quindi vero quanto affermato dagli indignados anti-Nikon: "The camera doesn't matter, the photographer does" (ossia l'attrezzatura non conta, conta solo il fotografo)

Volendo unire i due estremi potremmo, forse, dire così:
Un fotografo è tanto bravo quanto sa come sfruttare le potenzialità della sua attrezzatura.
"A photographer is only as good as he knows how to exploit the equipment he uses".

Che ne pensate?